Tabaccheria

Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso voler essere niente.
A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo.

Mi scosto dalla finestra, siedo su una poltrona. A che devo pensare?
Che so di cosa sarò, io che non so cosa sono?
Essere quel che penso? Ma penso di essere tante cose!
E in tanti pensano di essere la stessa cosa che non possono essercene così tanti!
Genio? In questo momento
Centomila cervelli si concepiscono in sogno geni come me,
E la storia non ne rivelerà, chissà? , nemmeno uno,
Non ci sarà altro che letame di tante conquiste future.
No, non credo in me.
In tutti i manicomi ci sono pazzi deliranti con tante certezze!
lo, che non possiedo nessuna certezza, sono più sano o meno sano?
No, neppure in me…

Sarò sempre quello che non è nato per questo;
Sarò sempre soltanto quello che possedeva delle qualità;
Sarò sempre quello che ha atteso che gli aprissero la porta davanti a una parete senza porta,
E ha cantato la canzone dell’Infinito in un pollaio,
E sentito la voce di Dio in un pozzo chiuso.
Credere in me? No, nè in niente.

Morirà poi il pianeta ruotante in cui è avvenuto tutto questo.
In altri satelliti di altri sistemi qualcosa di simile alla gente
Continuerà a fare cose simili a versi vivendo sotto cose simili a insegne,
Sempre una cosa di fronte all’altra,
Sempre una cosa inutile quanto l’altra,
Sempre l’impossibile, stupido come il reale,
Sempre il mistero del profondo certo come il sonno del mistero della superficie,
Sempre questo o sempre qualche altra cosa o nè l’uno nè l’altra.

 

da Tabaccheria di Fernando Pessoa

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